lunedì 28 febbraio 2011

Elogio della follia_I pontefici

I PONTEFICI


Ora è la volta dei sommi pontefici, che fanno le veci di Cristo in terra. nessuno più di loro si troverebbe a soffrire, se tentassero di imitarne la vita; se pensassero al loro nome di papa, che significa padre, ed alla loro qualifica di Santissimo, chi mai spenderebbe tanto per comprarsi quel posto da difendere poi con la spada, col veleno, con tutte le forze? A quanti vantaggi dovrebbero dire addio, se la saggezza riuscisse appena a farsi sentire! Ma che dico, saggezza? Dovrei dire un granello di quel sale menzionato da Cristo. Addio a ricchezze, onori, potere, vittorie, cariche, titoli, tasse, indulgenze, cavalli, muli, guardie e piaceri! Guardate un po' che mercato, che razza di messe rigogliosa, che mare di ricchezze ho concentrato in poche parole! Quel poco di sale sostituirebbe tutto questo con veglie, digiuni, lacrime, preghiere, prediche, studio, sofferenze e mille altre gravose occupazioni del genere.
Ancora- particolare non trascurabile- sarebbero ridotti alla fame tanti scrivani, copisti, notai, avvocati, promotori, segretari, mulattieri, palafrenieri, tesorieri, ruffiani- e stavo per aggiungere un termine più effeminato, ma temo che offenda l'orecchio- insomma, una folta schiera di cui la Sede romana ha l'onere- scusate il lapsus, volevo dire l'onore- sarebbe ridotta alla fame. Sarebbe proprio inumano, anzi, abominevole, e più detestabile ancora ridurre al bastone ed alla bisaccia anche gli stessi sommi principi della Chiesa, che sono la vera luce del mondo.
Ora, se ci sono le fatiche da fare, le lasciano a Pietro ed a Paolo, che di tempo libero ne hanno tanto, e si mantengono per sé la gloria ed il piacere, quando ci sono. Così, col mio aiuto, non c'è quasi nessuno che più di loro faccia, in perfetta tranquillità, una gran bella vita; convinti di avere assolto in pieno i doveri verso Cristo, se adempiono alla loro funzione di vescovi con un suggestivo apparato quasi teatrale, con cerimoniali e profusione di titoli: Beatitudine, Reverenza, Santità; e benedizioni ed anatemi. Non si usa più far miracoli: roba d'altri tempi.
Insegnare ai fedeli è faticoso; interpretare le Sacre Scritture è lavoro da farsi a scuola; pregare è una perdita di tempo; spargere lacrime è misero e femmineo; vivere in povertà è spregevole; cedere è indegno per chi a mala pena ammette il re al bacio dei suoi piedi beati; infine, spiacevole la morte, ed infamante essere messi sulla croce.
Rimangono solo le armi e le "dolci benedizioni" di cui parla San Paolo, e di cui fanno uso con tanta larghezza: interdizioni, sospensioni, condanne aggravate, anatemi, gogne, e quella tremenda folgore con cui, a cenno del capo, mandano le anime dei mortali nell'inferno più profondo.  Di quella folgore, i santissimi padri in Cristo, e di Cristo vicari, si servono col massimo della violenza, soprattutto contro coloro che, per diabolico impulso, tentano di ridurre e rosicchiare il patrimonio di Pietro. Benché le parole di pietro nel Vangelo siano: "Abbiamo abbandonato tutto per seguire te", essi identificano il patrimonio di Pietro con i campi, le città, i tributi, i dazi, i domini. E, mentre, accesi dall'amore di Cristo, combattono per queste cose col ferro e col fuoco, non senza grande spargimento di sangue cristiano, credono di difendere apostolicamente la Chiesa, sposa di Cristo, annientando da valorosi quelli che chiamano i nemici. Come se la Chiesa avesse nemici peggiori dei pontefici empi che non fanno parola di Cristo; fosse per loro, svanirebbero nell'oblio e legiferando all'insegna dell'avidità, lo mettono in catene; con le loro interpretazioni forzate ne alterano l'insegnamento, coi loro turpi costumi lo uccidono.
Poiché la Chiesa cristiana è stata fondata, rafforzata ed ingrandita col sangue, ora, come se Cristo fosse morto lasciando i fedeli senza una protezione conforme alla sua legge, governano con la spada, e, pur essendo la guerra una cosa tanto crudele da convenire alle belve più che agli uomini, tanto insana che anche i poeti hanno immaginato fossero le Furie a scatenarla, così rovinosa da portare con sé la totale corruzione dei costumi, tanto ingiusta da offrire ai peggiori delinquenti la migliore occasione di affermarsi, tanto empia da non avere nulla in comune con Cristo, tuttavia, trascurano tutto il resto per fare solo la guerra. Si possono vedere vecchi decrepiti che danno prova di un vigoroso spirito giovanile, non si sgomentano davanti alle spese, non cedono alle fatiche, non indietreggiano di un pollice pur di sconvolgere le leggi, la religione, la pace, ogni bene umano. Né mancano colti adulatori, pronti a chiamare questa evidente follia zelo, religiosità, fortezza, escogitando stratagemmi che permettono d'impugnare il ferro mortale e di immergerlo nelle viscere del proprio fratello senza venir meno a quella suprema carità che, secondo il precetto di Cristo, è la cosa che un cristiano deve più di tutto al suo prossimo.


Tratto da "Elogio della follia", Erasmo da Rotterdam

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