domenica 10 aprile 2011

Aforisma_Tania





Un semplice arcobaleno unisce il cielo alla terra, ma non basta un semplice affetto ad unire due persone


Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Non vi è notte in cui io non abbia pensato a te, né giorno in cui tu abbia pensato a me.


Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

I ricordi aprono ferite di cui non ci si ricordava nemmeno più.


Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

I ricordi aprono ferite di cui non ci si ricordava nemmeno più.


Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Ti aspetto solo perché non ti spetto.


Tania Pignanelli

...

Con gli occhi vedi soltanto un sorriso, senza riuscire a guardare di come bagni il viso.

Tania Pignanelli

domenica 3 aprile 2011

...

E stanotte non voglio sogni; voglio ricordarmi solo di me.


Tania

Poesia_Hikmet

Chi sa, forse non ci ameremmo tanto


se le nostre anime non si vedessero da lontano


non saremmo così vicini, chi sa,


se la sorte non ci avesse divisi


Nazim Hikmet

Il contratto sociale_Le prime società

LE PRIME SOCIETA'


La più antica di tutte le società, e la sola naturale, è la famiglia. Eppure i figli restano legati al padre solo finché ne hanno bisogno per conservarsi. Non appena questo bisogno cessa, il legame naturale si dissolve. I figli, dispensati dall'obbedienza che dovevano al padre, e il padre, dispensato dalle cure che doveva ai figli, ritornano tutti ugualmente indipendenti. Se continuano a restare uniti, non lo fanno più naturalmente ma volontariamente, e la famiglia stessa si mantiene solo per convenzione.
Questa libertà comune è una conseguenza della natura dell'uomo. La sua prima legge è provvedere alla propria conservazione, le sue prime cure sono quelle che deve a se stesso; e non appena raggiunge l'età della ragione, essendo l'unico giudice dei mezzi adatti a conservarsi, diventa padrone di sé.
La famiglia è dunque, se si vuole, il primo modello di società politica: il capo è immagine del padre, il popolo è immagine dei figli, e tutti, essendo nati uguali e liberi, alienano la loro libertà soltanto in vista del proprio utile. La sola differenza è che, nella famiglia, l'amore per i figli ripaga il padre delle cure prodigate, mentre nello Stato il piacere di comandare supplisce all'amore che il capo non prova per il suo popolo.
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Aristotele aveva detto che gli uomini non sono naturalmente uguali, ma che alcuni nascono per la schiavitù e altri per il dominio.
Aristotele aveva ragione, ma scambiava l'effetto per la causa. Ogni uomo nato in schiavitù nasce per la schiavitù: non c'è nulla di più certo. Gli schiavi perdono tutto quando sono in catene, persino il desiderio di liberarsene.




Jean Jacques Rousseau 

La sera del dì di festa_Giacomo Leopardi

LA SERA DEL DI' DI FESTA


Dolce e chiara è la notte e senza vento,
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna. O donna mia,
Già tace ogni sentiero, e pei balconi
Rara traluce la notturna lampa:
Tu dormi, che t'accolse agevol sonno
Nelle tue chete stanze; e non ti morde
Cura nessuna; e già non sai né pensi
Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto.
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
Appare in vista, a salutar m'affaccio,
E l'antica natura onnipossente,
Che mi fece all'affanno. A te la speme
Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro
Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
Questo dì fu solenne: or da' trastulli
Prendi riposo; e forse ti rimembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io, non già ch'io speri,
Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggio
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
In così verde etate! Ahi, per la via
Odo non lunge il solitario canto
Dell'artigian, che riede a tarda notte,
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e se ne porta il tempo
Ogni umano accidente. Or dov'è il suono
Di que' popoli antichi? or dov'è il grido
De' nostri avi famosi, e il grande impero
Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio
Che n'andò per la terra e l'oceano?
Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
Il mondo, e più di lor non si ragiona.
Nella mia prima età, quando s'aspetta
Bramosamente il dì festivo, or poscia
Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia,
Premea le piume; ed alla tarda notte
Un canto che s'udia per li sentieri
Lontanando morire a poco a poco,
Gia' similmente mi stringeva il core.


Giacomo Leopardi

Il passero solitario_Giacomo Leopardi

IL PASSERO SOLITARIO



D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.

Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede la sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra
. Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno, 
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.

Tu solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni nostra vaghezza
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia voto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? Che di me stesso?
Ahi pentiromi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.



Giacomo Leopardi

venerdì 1 aprile 2011

Poesia_Tania

Non riesco a scrivere, non ci riesco più.
La pagina rimane bianca davanti ai miei occhi ed i miei occhi quella pagina non la sanno vedere neppure più.
E’ come se quella pagina non ci fosse, eppure quella pagina c’è, è solo che non sono più in grado di vederla; tutto per me è diventato come quella pagina bianca.
Non è vuota, è unicamente bianca.
Ha troppi colori per poterne mostrare uno soltanto.
Ho sempre scritto per sentirmi libera, ed ora non so più scrivere; ho sempre scritto per me.
Più riempivo quella pagina del mio dolore e più quella pagina si svuotava.
Non c’era nulla, perché quel dolore prendeva forma ma non spariva da me.
Ed ora non so dire quanto io sia felice con te, perché la felicità per me non è mai esistita, non ci ho creduto mai, ed ora non saprei neppure descriverla.
Eppure la felicità esiste e per quanto breve sia o sia stata posso dire di averla trovata, e l’ho trovata in te.
E magari resterò ancora a lungo a fissare questa pagina, magari resterà ancora bianca, ma ha senso guardarla e pensare a ciò che ti direi, perché sei te le mie parole.

Tania Pignanelli

Poesia_Tania

DITA



Mi imbarazza

Toccarti

Con pensieri

Che non riescono

Neppure a sfiorarti

Tania Pignanelli

Poesia_Tania

OVUNQUE

Non ti cerco ovunque
Ovunque tu non sia
Tu sei in quell’ovunque
In quell’ovunque io vada
Nell’ovunque io miri


Tania Pignanelli