mercoledì 9 febbraio 2011

Il mondo come volontà e rappresentazione_I concetti

L'intelletto non ha che una sola funzione: la conoscenza immediata della relazione di causa ed effetto. Perché l'intuizione del mondo reale, come pure la credenza, la sagacità, la facoltà dell' invenzione, malgrado la varietà delle loro applicazioni, son pur sempre manifestazioni di quest'unica funzione. Del pari: anche la ragione ha una funzione unica: la formazione dei concetti; funzione in virtù della quale si spiegano e si comprendono senza'altro tutti i fenomeni sopra descritti, che distinguono la vita dell'uomo da quella del bruto. E tutto ciò, che sempre e dappertutto fu chiamato ragionevole o irragionevole, si riferisce all'applicazione o alla non applicazione della detta funzione.
I concetti formano una classe speciale di rappresentazioni, che sono patrimonio esclusivo dello spirito umano, e differiscono toto genere dalla classe delle rappresentazioni intuitive. Così non ci è mai possibile acquistare una conoscenza intuitiva e realmente evidente della loro essenza: tale conoscenza intuitiva e realmente evidente della loro essenza: tale conoscenza sarà sempre anch'essa astratta e discorsiva. 
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I concetti possono venire soltanto pensati, non intuiti; oggetti veri e propri d'esperienza possono essere soltanto gli effetti che l'uomo produce per loro mezzo. Tali sono: il linguaggio, la condotta riflessa e sistematica, la scienza, e tutte le loro conseguenze..
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Le parole, siccome designano quella classe tutta speciale di rappresentazioni, di cui la ragione è il correlato soggettivo, non hanno per gli animali nessun significato e nessun valore. Al pari d'ogni altro fenomeno riferibile alla ragione, al pari di tutto ciò che distingue l'uomo dal bruto, il linguaggio si deve ricondurre ad un'origine unica e semplice: ai concetti, che sono rappresentazioni astratte, non intuitive; universali, non individuate nel tempo e nello spazio.
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Per quanto poi i concetti possano radicalmente differire dalle rappresentazioni intuitive, pure hanno con queste una relazione necessaria, senza la quale non esisterebbero, e che perciò costituisce tutta la loro essenza e la loro realtà. La riflessione non può essere che una copia, una ripetizione del suo originale, che è il mondo intuitivo; sebbene questa copia sia di natura tutt'affatto speciale, ed in materia completamente eterogenea.
Quindi, si può molto esattamente definire il concetto: rappresentazione. Anche il principio di ragione riveste qui una forma speciale. E come ciascun'altra delle forme, in cui esso principio domina una data classe di rappresentazioni, costituisce tutta l'essenza di questa classe in quanto classe di rappresentazioni; così tutta l'essenza dei concetti, cioè della classe delle rappresentazioni astratte, consiste unicamente nella relazione che il principio di ragione esprime per loro mezzo. Siccome, poi, tale relazione è quella del principio di conoscenza, tutta l'essenza della rappresentazione astratta consiste nella sua relazione con un'altra rappresentazione, che è il suo principio di conoscenza.
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Dunque, la classe delle rappresentazioni astratte si distingue da quella delle rappresentazioni intuitive in questo: il principio di ragione richiede, in queste ultime, soltanto una relazione con un'altra rappresentazione della medesima classe: nelle prime richiede, inoltre, la relazione con una rappresentazione di un'altra classe.
Il nome di astratti ( abstracta) venne dato preferibilmente a quei concetti che si riallacciano alla conoscenza intuitiva non direttamente, ma soltanto per mezzo di uno o di più altri concetti. Concreti (concreta) si dissero al contrario quei concetti che hanno il loro principio immediato nel mondo intuitivo.
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Il concetto, essendo rappresentazione di una rappresentazione, deve tutta la sua essenza alla sua relazione con un'altra rappresentazione.


tratto da "Il mondo come volontà e rappresentazione"

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