lunedì 28 febbraio 2011

Elogio della follia_I pontefici

I PONTEFICI


Ora è la volta dei sommi pontefici, che fanno le veci di Cristo in terra. nessuno più di loro si troverebbe a soffrire, se tentassero di imitarne la vita; se pensassero al loro nome di papa, che significa padre, ed alla loro qualifica di Santissimo, chi mai spenderebbe tanto per comprarsi quel posto da difendere poi con la spada, col veleno, con tutte le forze? A quanti vantaggi dovrebbero dire addio, se la saggezza riuscisse appena a farsi sentire! Ma che dico, saggezza? Dovrei dire un granello di quel sale menzionato da Cristo. Addio a ricchezze, onori, potere, vittorie, cariche, titoli, tasse, indulgenze, cavalli, muli, guardie e piaceri! Guardate un po' che mercato, che razza di messe rigogliosa, che mare di ricchezze ho concentrato in poche parole! Quel poco di sale sostituirebbe tutto questo con veglie, digiuni, lacrime, preghiere, prediche, studio, sofferenze e mille altre gravose occupazioni del genere.
Ancora- particolare non trascurabile- sarebbero ridotti alla fame tanti scrivani, copisti, notai, avvocati, promotori, segretari, mulattieri, palafrenieri, tesorieri, ruffiani- e stavo per aggiungere un termine più effeminato, ma temo che offenda l'orecchio- insomma, una folta schiera di cui la Sede romana ha l'onere- scusate il lapsus, volevo dire l'onore- sarebbe ridotta alla fame. Sarebbe proprio inumano, anzi, abominevole, e più detestabile ancora ridurre al bastone ed alla bisaccia anche gli stessi sommi principi della Chiesa, che sono la vera luce del mondo.
Ora, se ci sono le fatiche da fare, le lasciano a Pietro ed a Paolo, che di tempo libero ne hanno tanto, e si mantengono per sé la gloria ed il piacere, quando ci sono. Così, col mio aiuto, non c'è quasi nessuno che più di loro faccia, in perfetta tranquillità, una gran bella vita; convinti di avere assolto in pieno i doveri verso Cristo, se adempiono alla loro funzione di vescovi con un suggestivo apparato quasi teatrale, con cerimoniali e profusione di titoli: Beatitudine, Reverenza, Santità; e benedizioni ed anatemi. Non si usa più far miracoli: roba d'altri tempi.
Insegnare ai fedeli è faticoso; interpretare le Sacre Scritture è lavoro da farsi a scuola; pregare è una perdita di tempo; spargere lacrime è misero e femmineo; vivere in povertà è spregevole; cedere è indegno per chi a mala pena ammette il re al bacio dei suoi piedi beati; infine, spiacevole la morte, ed infamante essere messi sulla croce.
Rimangono solo le armi e le "dolci benedizioni" di cui parla San Paolo, e di cui fanno uso con tanta larghezza: interdizioni, sospensioni, condanne aggravate, anatemi, gogne, e quella tremenda folgore con cui, a cenno del capo, mandano le anime dei mortali nell'inferno più profondo.  Di quella folgore, i santissimi padri in Cristo, e di Cristo vicari, si servono col massimo della violenza, soprattutto contro coloro che, per diabolico impulso, tentano di ridurre e rosicchiare il patrimonio di Pietro. Benché le parole di pietro nel Vangelo siano: "Abbiamo abbandonato tutto per seguire te", essi identificano il patrimonio di Pietro con i campi, le città, i tributi, i dazi, i domini. E, mentre, accesi dall'amore di Cristo, combattono per queste cose col ferro e col fuoco, non senza grande spargimento di sangue cristiano, credono di difendere apostolicamente la Chiesa, sposa di Cristo, annientando da valorosi quelli che chiamano i nemici. Come se la Chiesa avesse nemici peggiori dei pontefici empi che non fanno parola di Cristo; fosse per loro, svanirebbero nell'oblio e legiferando all'insegna dell'avidità, lo mettono in catene; con le loro interpretazioni forzate ne alterano l'insegnamento, coi loro turpi costumi lo uccidono.
Poiché la Chiesa cristiana è stata fondata, rafforzata ed ingrandita col sangue, ora, come se Cristo fosse morto lasciando i fedeli senza una protezione conforme alla sua legge, governano con la spada, e, pur essendo la guerra una cosa tanto crudele da convenire alle belve più che agli uomini, tanto insana che anche i poeti hanno immaginato fossero le Furie a scatenarla, così rovinosa da portare con sé la totale corruzione dei costumi, tanto ingiusta da offrire ai peggiori delinquenti la migliore occasione di affermarsi, tanto empia da non avere nulla in comune con Cristo, tuttavia, trascurano tutto il resto per fare solo la guerra. Si possono vedere vecchi decrepiti che danno prova di un vigoroso spirito giovanile, non si sgomentano davanti alle spese, non cedono alle fatiche, non indietreggiano di un pollice pur di sconvolgere le leggi, la religione, la pace, ogni bene umano. Né mancano colti adulatori, pronti a chiamare questa evidente follia zelo, religiosità, fortezza, escogitando stratagemmi che permettono d'impugnare il ferro mortale e di immergerlo nelle viscere del proprio fratello senza venir meno a quella suprema carità che, secondo il precetto di Cristo, è la cosa che un cristiano deve più di tutto al suo prossimo.


Tratto da "Elogio della follia", Erasmo da Rotterdam

Elogio della follia_I cardinali

Altrettanto si può dire per i cardinali, che dovrebbero ricordarsi di essere i successori degli Apostoli, e che da loro si esigono le stesse opere: non padroni, ma amministratori dei beni spirituali, di cui tra breve dovranno rendere conto con la massima precisione.
Se riflettessero un po' anche sul loro abbigliamento e si chiedessero: "Cosa significa il candore del rocchetto, se non estrema e rara purezza della vita? Che cosa la porpora all'interno della veste, se non ardentissimo amore di Dio? E cosa quella esterna, che con la sua ampiezza ricopre tutta la mula del Reverendissimo, e che basterebbe a coprire anche un cammello? Non significa forse la carità che ovunque si diffonde per venire in aiuto a tutti, ossia per insegnare, esortare, consolare, rimproverare, ammonire, risolvere i conflitti e per opporsi ai principi malvagi? Non significa il generoso sacrificio, non solo delle proprie ricchezze, ma anche del proprio sangue, per amore del gregge cristiano? A che scopo le ricchezze, se i cardinali sono i viari degli Apostoli, che furono poveri? Se riflettessero su queste cose, dico, non ambirebbero al loro posto e lo abbandonerebbero volentieri, oppure condurrebbero una vita laboriosa e sollecita, alla maniera degli antichi Apostoli.




Tratto da "Elogio della follia", Erasmo da Rotterdam

Elogio della follia_I vescovi

I VESCOVI


Già da un pezzo i sommi pontefici, i cardinali ed i vescovi emulano, addirittura superandolo, il genere di vita dei principi. Certo, se ognuno riflettesse sul significato della veste di lino, splendente del niveo candore, simbolo d'una vita senza macchia; sul significato della mitra a due punte riunite in un solo nodo, ad indicare una perfetta conoscenza del Vecchio e del Nuovo Testamento; o delle mani coperte dai guanti, segno della purezza, immune da ogni umano cedimento, con cui vengono somministrati i sacramenti; se si chiedesse che vuol dire il pastorale, simbolo della cura estrema con cui si veglia sul proprio gregge o che cosa la croce portata innanzi, ad indicare la vittoria su tutte le umane passioni; ebbene, io dico, se uno riflettesse su queste cose, e su altre del genere, che vita sarebbe la sua, piena di malinconie e di affanni! Invece se la godono, pascendo se stessi, e la cura del gregge, o la rimettono a Cristo medesimo, o la scaricano su coloro che chiamano fratello o vicari. Non si ricordano del loro titolo né del significato del loro nome di vescovi; vescovo vuol dire fatica, cura, sollecitudine. Invece, fanno i guardiani per arraffare denaro ed in questo sono sempre vigili.




Tratto da "Elogio della follia", Erasmo da Rotterdam

domenica 27 febbraio 2011

So che significa_Tania

So che significa sedersi davanti ad una pagina e non vederla più bianca, perché quella pagina, prima ancora di riempirsi, è già piena di te, prima ancora di parlare, parla già di te.
So che significa non riuscire a dormire la notte, perché la notte non ha senso dormire, perché gli occhi devo tenerli aperti per poter sognare, perché so quello che voglio sognare ed il mio sogno è in quegli occhi, ove non c'è altro riflesso se non il tuo.
So che significa sentirti addosso senza neppure vederti, perché ogni tua singola parola si rompe su di me e distrugge tutto quel rumore che non mi fa ascoltare più il silenzio dei miei pensieri.
So che significa avere qualcuno senza averlo mai, so che significa sentirti mio e quanto non esistono miei tanto eterni da non finire mai, né tanto brevi da non poter essere dimenticati.
So che significa osservarti senza stancarsi mai, vederti senza guardarti mai; so che significa avere paura, quanta paura abbia di perderti, ma quanta più paura abbia di amarti.
So che significa dover stare al mondo e sapere che un mondo nostro non potrà esistere mai, che può esserci in noi, ma noi esistiamo in una realtà nella quale la nostra non potrà esistere mai.
So che significa essere lasciati soli, abbandonati a se stessi senza più nulla di sé, so che significa quando ti portano via qualcosa ed il vuoto che rimane non sparisce più, ma non so che cosa significhi non vedermi più in un tuo sguardo o non svegliarmi più in un tuo pensiero.
So solo che ho paura di scoprirlo.





Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Quanta paura in una sola paura!


Tania Pignanelli

Poesia_Tania

La mente


Ti caccia


E dal cuor


Non fuggi




Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Silenziose sono le parole senza più alcuna emozione.


Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Vista mortal, col cuor di cielo.


Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Rivedersi sarà ritrovarsi in un ricordo che non sappiamo cancellare.


Tania Pignanelli

Poesia_Tania

Essere


I tuoi occhi


E vedere così


Nei tuoi pensieri




Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Il tempo non si aspetta, si insegue.


Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Mi sveglio con la stessa luce con la quale vado a dormire.


Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Te pensi al domani ed il domani non pensa già più a te.




Tania Pignanelli


giovedì 24 febbraio 2011

Elogio della follia_Erasmo da Rotterdam

IL SENNO E' UN APPANNAGGIO DELLA FOLLIA


Il saggio si rifugia nei libri degli antichi e ne trae solo arguti discorsi. il folle affronta da vicino le situazioni coi relativi rischi e così acquista, se non erro, la vera saggezza. Verità, questa, che sembra avere visto, benché cieco, Omero, quando dice: "Lo stolto impara dai fatti". Sono due, infatti, i principali ostacoli alla conoscenza della realtà: la vergogna che offusca l'animo, e la paura che, alla vista del pericolo, distoglie dall'azione. La follia libera da tutto questo. Non vergognarsi mai ed osare tutto: pochissimi sanno quali altri vantaggi si ottengano.




Tratto da "Elogio della follia"

Elogio della follia_Erasmo da Rotterdam

L'INFANZIA E LA VECCHIAIA SONO FOLLIA


Tanto per cominciare, chi non sa che la prima età dell'uomo è per tutti, e di gran lunga, la più lieta e gradevole? Che cosa hanno i bambini da indurci a baciarli, abbracciarli, accarezzarli, per cui persino il nemico presta loro soccorso? Che cosa se non la grazia che viene dalla mancanza di senno, quella grazia che la saggia natura attribuisce ai neonati affinché con una sorta di piacevole compenso possano addolcire le fatiche di chi li educa e cattivarsi la simpatia di chi li protegge? E l'adolescenza che segue l'infanzia, quanto è gradita a tutti, quale trasporto sincero suscita, quali amorevoli cure riceve, con quanto rispetto le tendono le mani per aiutarla! ma ditemi, donde viene questo fascino della giovinezza? Donde, se non da me? E' merito mio se i giovani hanno ben poco giudizio per cui ben poco si rodono.
Mento, forse? Ma se appena sono un po' cresciuti, e con l'esperienza e l'istruzione cominciano ad acquistare senno quasi d' uomini, subito sfiorisce la loro bellezza, s'illanguidisce la loro vivacità, l'attrazione si raggela, viene meno il loro vigore. Quanto più si allontanano da me, sempre meno la giovinezza vive, finché non sopraggiunge la molesta vecchiaia, odiosa non solo agli altri, ma anche a se stessa. Nessuno dei mortali riuscirebbe a tollerarla, se, ancora una volta, non m'impietosissi di tanta miseria e non venissi in suo aiuto; se, come gli dèi dei poeti di solito soccorrono con qualche metamorfosi chi è sul punto di morire, così anch'io, per quanto è possibile, non riportassi all'infanzia quanti sono prossimi al feretro, donde l'abitudine del volgo di dirli, non senza fondamento, tornati all'infanzia. Se poi qualcuno vuol sapere come opero questa trasformazione, non lo celerò certamente. 
Io li conduco alla fonte della mia ninfa Lete, che sgorga nelle Isole Fortunate- il Lete che scorre agli Inferi è solo un sottile rigagnolo. Lì, appena hanno bevuto a grandi sorsi le acque dell'oblio, un poco alla volta, le preoccupazioni si dissolvono e tornano bambini.
Ma, si dice, che essi delirano ormai, non ragionano più! Certo, ma proprio questo significa tornare all'infanzia. Che altro è l'infanzia se non sragionare e non avere senno? Non è l'ignoranza totale che più piace di quell'età? Chio non desterebbe ed esecrerebbe come mostruoso un bambino con la saggezza di un uomo? Lo conferma anche un diffuso proverbio: "Odio un bambino di precoce saggezza". E chi, d'altra parte, sopporterebbe di avere rapporti e legami di familiarità con un vecchio che alla sua lunga esperienza di vita unisse eguale vigore d'animo e eguale acutezza di giudizio?
Così il vecchio delira grazie a me. E tuttavia questo mio vecchio delirante è libero dalle preoccupazioni penose che tormentano il saggio; quando si tratta di bere, è un allegro compagno, non avverte il tedio della vita, che l'età più vigorosa sopporta a fatica. Talvolta, come il vecchio di Plauto, ritorna alle tre famose lettere, grande infelicità se fosse in senno. Invece, grazie a me, è felice, simpatico agli amici, piacevole compagno di baldorie. Anche in Omero, dalla bocca di Nestore scorrono discorsi più dolci del miele, mentre amare sono le parole di Achille; e, sempre in Omero, i vecchi seduti insieme sulle mura si esprimono con parole fiorite. In questo senso, sono superiori alla stessa fanciullezza, che è certamente deliziosa, ma priva della parola e manca del principale diletto della vita, la chiacchiera. Aggiungete che ai vecchi piacciono moltissimo i bambini, ed a loro volta i bambini si divertono con i vecchi, poiché sempre il dio accoppia il simile con il simile. In che differiscono, infatti, se non nelle rughe e negli anni che nel vecchio sono di più? Per il resto, biancore dei capelli, bocca sdentata, corporatura minuta, desiderio di latte, balbuzie, loquacità, frivolezza, smemorataggine, sconsideratezza, in breve, tutto il resto concorda. Quanto più gli uomini invecchiano, tanto più somigliano ai bambini, finché, come i bambini, senza il tedio della vita, senza la percezione della morte, abbandonano la vita.


Tratto da "Elogio della follia"

Il mondo come volontà e rappresentazione_Sapere e scienza

S'è visto che il sapere non deriva dalla ragione; ma, procacciato per altra via (come conoscenza intuitiva), riceve poi dalla ragione che lo accoglie la forma ben diversa di conoscenza astratta. Ogni sapere, cioè ogni conoscenza elevata alla conoscenza in abstracto, sta alla scienza propriamente detta, nell'identica relazione con cui un frammento sta al tutto. Ciascun uomo, con l'esperienza, con l'osservazione di molti fenomeni, riesce ad acquisire una conoscenza di cose particolari, ma verso la scienza procede soltanto chi si propone di acquistare, intorno a qualsiasi classe di oggetti, una precisa cognizione in abstracto, isolando questa classe con l'aiuto del concetto.
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La via seguita per arrivare alla conoscenza, e cioè il passaggio dal generale al particolare, la distingue dal sapere comune; sicché la forma sistematica è un elemento essenziale e caratteristico della scienza. La connessione delle sfere dei concetti più generali di ogni scienza, cioè la conoscenza dei suoi supremi principi, è la condizione indispensabile per il suo apprendimento.
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Era già noto agli scolastici che, siccome il sillogismo esige due premesse, nessuna scienza può partire da un principio unico irriducibile, ma ne suppone parecchi, per lo meno due. Le scienze di vera e propria classificazione ( zoologia, botanica, ed anche fisica e chimica, in quanto riconducono tutte le azioni inorganiche ad un piccolo numero di forze elementari) possiedono la massima subordinazione. Al contrario, la storia non ne ha propriamente alcuna. Infatti, quello che vi è di generale nella storia non consiste che in un esame dei periodi principali; ma i fatti particolari, benché subordinati ai periodi quanto al tempo, vi si debbono ritenere soltanto coordinati quanto al contenuto, non essendo possibile dedurli dai caratteri generali dei periodi. Sicché la storia, parlando con rigore, è un sapere, non già una scienza.
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L'intuizione, sia pura ed a priori come in matematica, sia empirica a posteriori come nelle altre scienze, è la sorgente di ogni verità ed il fondamento di ogni scienza.






tratto da "Il mondo come volontà e rappresentazione"

domenica 20 febbraio 2011

Pagina bianca_Tania








Pagina bianca davanti a me, e te dentro.
Pagina bianca davanti a me, e troppe parole da riuscirle a dire.
Pagina bianca davanti a me, ed il silenzio.
Pagina bianca davanti a me, ed i pensieri sono ancora pensieri.
Pagina bianca davanti a me, e con me la paura.
Pagina bianca vorrei essere io, per poterla riempire di me.
Pagina bianca non sei te, ed il resto non si può cancellare.


Tania Pignanelli

Poesia_Tania

Ti rivedrò


E non ci incontreremo


Mai più




Tania Pignanelli

Poesia_Tania

Ho fatto


Un sogno


Non sognavo


Più




Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Non puoi restare fermo ad aspettare: il tempo non aspetta te.


Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Conta soltanto ciò a cui tu stesso dai valore.


Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Forse, per te, le mie parole non hanno più senso.
Forse, per me, non ha più alcun senso dirtele.




Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Notte,


Portami


Stelle


Senza più alcun


Cielo




Tania Pignanelli

Poesia_Tania

Dolce ossessione


Dolce solo


Il rumore




Tania Pignanelli

Poesia_Tania

La mente


Che mente


Al cuore




Tania Pignanelli

Poesia_Tania

La distanza


Tra una mia parola


E l'altra


E' quell'addio


Impossibile


Da dire




Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Mi basterebbe essere ovunque, ovunque non riesca ad arrivare il tuo pensiero.




Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

Ci si realizza realizzando.


Tania Pignanelli

Poesia_Tania

I nostri


Son vuoti


Pieni di


Parole






Tania Pignanelli

venerdì 18 febbraio 2011

Poesia_Catullo

Adesso ti conosco. Per questo, se brucio di più,


mi vali molto meno.


<<E' tanto strano>>. Ma un'offesa così ti costringerà


ad amare di più ed a volere bene meno.




tratto da "Canto LXXII" 

Aforima_Gibran

L'amore non dà altro che se stesso e non prende niente se non da sé.




K. Gibran

Aforisma_De Lacios

L'uomo gode della felicità che prova, la donna di quella che dà.




P.C. De Lacios

Inno alla bellezza_Baudelaire

Che importa che tu venga dall'inferno o dal cielo,


o mostro enorme, ingenuo, spaventoso!


Se grazie al tuo sorriso, al tuo sguardo, al tuo piede,


penetro un Infinito che ignoravo e che adoro.




tratto da "Inno alla bellezza"

Il mondo come volontà e rappresentazione_Sapere e sentimento

Sapere significa in generale avere nel proprio spirito, per riprodurli a volontà, un buon numero di giudizi, il cui principio di conoscenza sia fuori dei giudizi stessi, i quali siano cioè giudizi veri. Soltanto la conoscenza astratta è, quindi, un sapere. Essendo esso condizionato dalla ragione, non possiamo dire in senso stretto, parlando degli animali, che essi siano in grado di sapere, nonostante posseggano la conoscenza intuitiva, la correlativa memoria e, quindi, anche la fantasia, come provano i loro sogni. Noi attribuiamo loro la coscienza; il cui concetto, sebbene la parola coscienza venga da scire, si confonde, per conseguenza, con quello di rappresentazione in generale. Così attribuiamo alla pianta la vita, ma non la coscienza. Sapere è, dunque, conoscere astrattamente: fissare in concetti di ragione quello che prima si conosceva generalmente.


Sotto questo punto di vista, il vero e proprio opposto del sapere è il sentimento, di cui dobbiamo qui parlare. Il concetto designato dalla parola sentimento ha un contenuto assolutamente negativo; significa, cioè, qualcosa di attualmente presente nella coscienza, ma che non è un concetto, non è una conseguenza astratta della ragione.
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Il sapere, il cui opposto contraddittorio è il concetto di sentimento, consiste, come ho già detto, nella conoscenza astratta, cioè nella conoscenza razionale. Peraltro, la ragione non presenta mai alla conoscenza se non quello che ha ricevuto per altra via, non allarga realmente il campo delle nostre conoscenze, ma si limita soltanto a dar loro un'altra forma. Ciò che noi conosciamo intuitivamente, in concreto, la ragione ce lo fa conoscere in via astratta e generale.


Ogni sicura conservazione delle nostre conoscenze, ogni loro comunicabilità, ogni sicura ed estesa possibilità di applicarle alla pratica, dipendono dall'essere tali conoscenze divenute un sapere, una conoscenza astratta. La conoscenza intuitiva non vale mai per il caso singolare, va sempre a ciò che è più vicino, senza mai fare un passo più in là, la sensibilità e l'intelletto non potendo realmente abbracciare che un oggetto alla volta. Ogni attività sostenuta, coerente, metodica non può procedere che da principi, cioè da un sapere astratto, e deve esserne diretta.
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Il sapere astratto, sebbene sia il riflesso della rappresentazione intuitiva su cui si fonda, pure non le si identifica fino al punto da poterla sostituire in tutto e per tutto; anzi, non le corrisponde mai esattamente. Ecco perché, come abbiamo visto, molte azione umane non possono eseguirsi che con l'aiuto della ragione e della riflessione, ma ce ne son anche di quelle che riescon meglio senza il suo intervento.




tratto da "Il mondo come volontà e rappresentazione"

martedì 15 febbraio 2011

Sorriso

Stamattina , mi sono svegliata con un gran sorriso, quello stesso sorriso che mi avevi lasciato sulle labbra ieri; ora vado a dormire col ricordo di quel sorriso che resterà un ricordo fino a domani, fino a quando ti rivedrò e tornerà ad essere quel gran sorriso.




Tania

lunedì 14 febbraio 2011

Se non sei più tu_Tania










Tutto cambia e nulla resta identico, questo lo sapevo e questo so tuttora: peccato che in quel tutto ed in quel nulla io non ti abbia incluso mai.
Eri il mio tutto ed il mio nulla, non eri il tutto ed il nulla di qualsiasi altro, te non sei mai stato il qualsiasi altro.
Te eri semplicemente te, né più né meno di quanto sei sempre stato: e per me era tutto.
Poi, io ogni tanto sparivo, me ne andavo via e tu eri lì, rimanevi lì, esattamente dove ti avevo lasciato: ed io per me ero il nulla.
A me bastava quel poco per sentire il tutto, ma quel poco era troppo poco pure per essere il nulla.
Ed è così che mi son persa ora io, mi son perduta tra quel poco che riesco a darti e quel tanto che riesco a toglierti.
Ma questo fa male solo a me, solo io so quanta valga quel poco e quanto poco ti costi quel tanto: so che non sono sbagliata, ma so che sbaglio, so che non è semplice capirmi, ma so che mi capisci.
Io sono questa qui: un sorriso che ti riempie il viso ed il vuoto che te lo ricorda.
Te, però, non so più chi sia: un attimo ci sei, e l'attimo dopo già vado a cercarti, senza neppure sapere dove trovarti; un attimo mi parli, e l'attimo dopo ha un silenzio che dura troppo a lungo per riuscire a sopportarlo.
Non so chi più tu sia, se sei ancora tu oppure se sei, ormai, come ogni altro: non lasciare che mi guardi attorno per scoprire se ci sei, non essere come loro, ho bisogno di sentirti ancora, senza averti mai.
Se non sei più tu capisco ora la mia paura, quella paura che non ho mai avuto con te, quella paura che ti toglie dagli occhi pensieri che non svaniscono mai, quella paura di essere sola, sola come sola non mi hai fatto sentire mai.
E se non sei più tu io non so più chi stia cercando o cosa stia aspettando; se non sei più tu non ti voglio, come non voglio avere più paura.
Non sei più tu da quando per me non sei più semplicemente tu, da quando non mi basta più un ricordo, da quando ho la curiosità di scoprire se gli occhi non hanno dimenticato tutto ciò che sei sempre stato per me.

Tania Pignanelli



Aforisma_Tania

Quando si hanno sogni nella mente, vi va a dormire col rischio che si possano confondere con la notte, ma non con la paura che possano sbiadire alla luce.


Tania Pignanelli

Aforisma_Tania

La felicità non dura che un attimo, ma si ha bisogno di quell'attimo per capire la propria infelicità.




Tania Pignanelli

Poesia_Tania

Ogni volta che


Ti guardo


E non riesco


A parlarti


Penso a tutto ciò che


Non so dirti


Ed a quanto ancora


Ti guarderei




Tania Pignanelli

Poesia_Tania

Avvicinati


Non tenermi


Ancora più


Lontana


Da me




Tania Pignanelli

Poesia_Tania







Non ho il coraggio


Di parlarti


Per la paura


Di trovarti


Oltre queste


Mie parole




Tania Pignanelli

Poesia senza poeta_Tania Pignanelli

Non mi manca l'aria in tua assenza, ma sei ci sei, respiro emozioni che non sapevo neppure esistessero dentro e fuori di me; mi fanno sentire viva, come se non avessi mai vissuto prima, prima di quelle stesse emozioni, prima di sapere che esistevo ed esistevano anche senza di te.
Non sei bello, la perfezione nemmeno ti sfiora, la tua voce non è soave, però ha la stessa dolcezza dei miei occhi che non sfiorerebbero altro che te; di quegli stessi occhi che ti rendono bello, senza neppure aver saputo mai la bellezza cosa fosse.
Non sei neanche mio, eppure sei l'unica cosa che mi appartenga davvero, in quanto proprio io ho dato vita a te, all'immagine che cresce tuttora dentro di me; sei l'unica cosa realmente mia, e l'unica di cui potrei fare a meno, senza riuscire a volerlo davvero mai.
Non vi è poesia nelle tue parole, nasce dalle mie; non sei poesia, ed io non son poeta, ma questo è ciò che sento, e sento solo poesia.





















domenica 13 febbraio 2011

Dediche

Dedico questo S.Valentino, per quanto non creda molta in questa, come in tutte le altre feste, ormai divenute unicamente a sfondo consumistico, per prima cosa all'unica persona che, dopo un anno pieno di sofferenza, apatia, è riuscito a far battere di nuovo il cuore, ed anche se ora batte in maniera differente, ogni volta che ti sento, quelle poche volte che t'ho visto, il cuore batte ancora per te.
E ti dedico quella stessa poesia che mi scrivesti quella notte così importante sulla panchina, mentre te scrivevi ed io tremavo di brividi, senza riuscirmi a fermarmi, senza riuscire a volerlo.


Vedere il mondo


in un granello di sabbia


ed il cielo in un fiore selvatico.




Tenere l'infinito


nel palmo della mano


e l'Eternità


in un'ora




William Blake


Dedico questa stessa poesia a te, a te che mi hai fatto sfiorare un attimo di eterna emozione, quell'attimo che è ancora più eterno di quella stessa emozione.


E dedico questo S.Valentino all'unico ragazzo che non mi ha mai dimenticato, neppure quando io stessa mi sono dimenticata di me; lo dedico a lui ed alla sua presenza, alla speranza che mi ha dato di non aver soltanto vicino a me fantasmi, ma persone.
E te lo dedico perché ti voglio bene e me ne vuoi, incondizionatamente, senza "se" e senza "ma".
E, soprattutto, te la dedico perché con te non ho paura, la mia solita paura di perdere ciò che neppure ho avuto mai.




Buon San Valentino,


Tania

L'illusione della realtà_Tania




A te che fai parte della mia vita, senza esservi entrato, a te che hai risvegliato la mia ispirazione senza aprirmi gli occhi, alla mia immaginazione ed al bisogno di illudersi di una realtà che non esiste.




Ai miei occhi sei un uomo senza un passato conosciuto; non hai né origine né futuro.
Ai miei occhi non sei un nome, dei vestiti, un corpo: sei piuttosto lo specchio della mia passione.
Ai miei occhi non sei che un sorriso che accende il mio, in un ritmo danzante di risate e sguardi.
Ai tuoi occhi rappresento la giovinezza trascorsa, il profumo della freschezza che ancora ti incuriosisce.
Ai tuoi occhi sono solo un bocciolo delicato, i cui petali aspettano solo le tue mani per schiudersi.
Ai tuoi occhi sono occhi che ti fissano, ti bramano, ti allietano.
Chiudiamo ora questi nostri occhi ed iniziamo finalmente a sognare.




Un pensiero che cos'è? E' un modo forse sciocco di sentirti vicino. E' finzione. Eppure, io continuo a pensare a te, ed a pensare se tu mi stia pensando. Ma questo mio pensiero a cosa serve? Accresce i miei dubbi. Alimenta la mia sofferenza. Pensarti mi fa stare male, il dolore invade il mio corpo, ma nell'anima non può arrivare. Te materialmente esisti, sei parte integrante della realtà concreta, ma soltanto con l'immaginazione creativa di un sentimento posso averti mio. E nel mio spirito, dentro di me, tu mi appartieni.




Ricordo..ricordo bene ogni giorno della mia esistenza..ormai siamo talmente concentrati sulla brevità del tempo che si perde quasi totalmente l'importanza degli istanti; la mia vita, però, è costituita solo di attimi ed il carpe diem descrive una mia mentalità forse a volte poco espressa.
Ricordo come inizialmente non sapessi neanche chi fossi: ero intrappolata soltanto nel mio tempo, che mi rendeva protagonista di immensi cambiamenti inspiegabili, ma non della mia esistenza.
Ricordo, poi, quante risposte sono arrivate alle mie domande; ricordo il tempo che ho trascorso a riflettere, a meditare, nella disperata ricerca di me stessa. Ricordo come io mi stia trovando, ricordo d'aver perduto più volte la strada, ma, adesso, sto bene attenta al mio percorso, perché fa male non sapere dove si è.
Ricordo quanto valore dessi ad ogni attimo. Ricordo quante cose potevo fare in pochi istanti. Ricordo la voglia di riempire ogni momento con un po' di me.
Ricordo, poi, di avere avuto un piccolo desiderio: trovare qualcuno con cui condividere il mio tempo, perché in esso avrei trovato la mia persona, e, con qualcuno al mio fianco, mi sarei scoperta totalmente.
Ricordo come avessi immaginato un uomo speciale con cui trascorrere tutto questo tempo: sarebbe stata una scala che iniziava dal gradino del secondo e che sarebbe poi salita in alto, fino a quello della vita.
Ricordo come non sapessi bene quanto potesse essere lunga una vita, ma l'illusione di poterla trascorrere con chi volevo era sinceramente brevissima.
Ricordo che non ho iniziato, in realtà, a cercare concretamente qualcuno con cui condividere il mio tempo: il tempo m'avrebbe indicato la persona giusta e m'avrebbe offerto se stesso in larga misura, per poterlo vivere ogni volta in modo diverso.
Ricordo, però, che il tempo era sempre lo stesso, si presentava sempre con la stessa faccia ed aveva addosso sempre gli stessi vestiti, ma sarebbe stata la mia persona speciale a renderlo differente, a rompere una monotonia forse troppo pericolosa.
Ricordo che cercavo te, un uomo che ancora non conoscevo, ,a solo il tempo a ritardato un incontro che, in cuor mio, era già avvenuto.
Ricordo che in quell'istante, io ho incontrato proprio te nelle mie esigenze e nelle mie volontà, e ricordo come una persona, che ancora il tempo non aveva posto sulla mia strada, non avrebbe potuto deludere alcuna mia aspettativa.
Ricordo..ricordo bene una mia cara vecchia amica..si chiama malinconia e mi è stata accanto veramente a lungo. Ricordo le giornate che trascorrevamo insieme, avevamo un legame quasi morboso, non si distaccava mai da me..ed io avevo quasi la sensazione di non potermi allontanare da lei. Non ricordo esattamente la prima volta che l'ho incontrata, ma so che mi è stata molto vicina durante le mie sofferenze amorose. Ricordo come non mancasse mai di rendermi una lacrima, di togliermi il sorriso, di farmi sentire sola ed incompresa..ricordo quanto male facesse averla al mio fianco, ma non riuscivo a vedere niente al di là di lei.
Ricordo quanta sofferenza potesse causare un'amicizia sbagliata, quanto potesse distruggerti la voglia di vivere essere avvolta di malinconia, dalla signora suprema della mia adolescenza.
Ricordo bene quando un giorno, improvvisamente, le dissi soltanto “Addio”.
Ho iniziato così a cercare nuovi volti, a fare esperienze mai vissute prima, a rifugiarmi in mondi inesplorati ed ho trovato l'entusiasmo: grazie a lui, ho fatto cose inimmaginabili, divertenti, pazze..fuori dal comune!! Devo dire che, ancora oggi, siamo ottimi amici, perché proprio attraverso il suo aiuto la mia vita è cambiata: mi ha permesso di conoscere gioia, difficile da scoprire, difficile da lasciare.
Ricordo come, proprio grazie al loro sostegno, ho conosciuto te: io non ti ho visto con gli occhi del mio corpo, ma t'ho scorto con lo sguardo della mia mente e t'ho subito percepito con la mia anima: il mio spirito ha sfiorato il tuo, in un incontro misterioso, impossibile da svelare.
Ricordo come, in quell'istante, ci fossimo io e te, e gioia ed entusiasmo ci osservavano da lontano, contenti e curiosi.
Ricordo quanto sia eterno un attimo. E proprio in quel momento, i miei amici hanno deciso di seguirci sempre, perché sono rimasti talmente affascinati da una fusione spirituale ed inspiegabile di due anime, che non vogliono perdersi, neanche per un istante, la magia dei nostri incontri.
Ricordo..ricordo bene la prima volta che t'ho visto; sai, ci stavo pensando proprio ora ed è come se la stessi rivivendo in quest'istante; te sei entrato in classe con aria fiera e postura orgogliosa e questo è ciò che mi ha immediatamente colpito di te. Il tuo fascino ancora non m'aveva ammaliato, ma la tua bellezza aveva già catturato i miei pensieri.
Ricordo che lentamente abbiamo iniziato a conoscerci, forse per quella paura troppo sciocca di scoprirsi e di mostrare un mistero che resterà per sempre tale, ma io ho continuato ad insistere su di te, ho resistito, e ti ho svelato come un dolce segreto che appassiona.
Ricordo la titubanza delle tue prime rivelazioni ed ancor di più ricordo con quale incantevole sorriso appagavi ogni mia curiosità. Ricordo i minuti che sottraevo alla lezione per guardarti, per potermi immergere nella tua immagine, che restava limpida nei miei occhi ancora a lungo, per riuscire a rubarti uno sguardo che infiammava un cuore già ardente.
Ricordo i piccoli complimenti che mi hai fatto: questo m'ha dato l'adolescenziale illusione che qualcosa di me ti potesse interessare.
Ricordo come non smettessi mai di pensarti, durante la lezione, mentre rincasavo, quando studiavo, in macchina..eri in ogni luogo, in ogni istante; eri dentro di me e ti custodivo gelosamente nei miei desideri.
Ricordo le risate che mi hai scatenato con il tuo umorismo sottile, ricordo come il nostro fosse un ritmo organico che collegava i nostri corpi attraverso felici sorrisi e divertenti parole..siamo stati davvero bene insieme!
Ricordo quanto ti accarezzavo con lo sguardo, ti baciavo con la fantasia e facevamo l'amore nei miei sogni.
Ricordo quanto sia bello sognare quando si è giovani ed innamorati..
Ricordo..ora ho aperto gli occhi e continuo a sognarti.




Anche questa notte sei stato con me: ti sei infilato sotto le lenzuola mentre ero già immersa nel sonno; le mie orecchie non ti hanno sentito arrivare, ma, accanto a me, in un certo momento, ho avvertito un intenso calore.
Io continuavo a dormire, e te mi stavi parlando di te, dei tuoi sogni, delle tue aspirazioni, ed io continuavo a dormire, ma ti ascoltavo, ogni tua parola è entrata a far parte di me questa notte.
Io dormivo e te hai iniziato a chiudere gli occhi, ed hai cominciato a far ingresso in un mondo fantastico, creato da due menti sognanti.
Io dormivo, te dormivi, ed insieme abbiamo iniziato a sognare, ed in quel sonno tu mi accarezzavi, mi tenevi dolcemente la mano, ascoltavi interessato tutto ciò che avevo da rivelarti, assaporavi dalle mie labbra la dolce amarezza di tutta una vita.
Io dormivo, te dormivi, e ci siamo stretti sempre più vicini, quasi fortemente, come per voler strappare via tutto ciò che avevamo dentro.
Io dormivo, te dormivi, e ti ho sussurrato di avere la voglia folle di fare l'amore con te, io nel mio sonno, te nel tuo; ti sei avvicinato ancora più a me, e, con i tuoi baci, hai sfilati dei vestiti che già non c'erano più.
Io dormivo, te dormivi, ed abbiamo appagato una passione notturna che fluiva nei nostri corpi e che assetava i nostri spiriti.
Io dormivo, te dormivi; ho aperto un attimo gli occhi e, al mio fianco, la tua foto era esattamente al suo solito posto.
Ti ho augurato la buonanotte, ed ho continuato a sognare di fare ancora l'amore con te.




Buongiorno!
Un nuovo dì è iniziato ed apro gli occhi e continuo ad avere impressa la tua immagine.
Buongiorno!
Mi sto alzando ed abbandono là le lenzuola che sussurrano di noi.
Buongiorno!
Preparo la colazione immaginando di assaporarti, di saziare ogni mia volontà.
Ma è ora di vestirsi, di prepararsi, ed io mi impegno tenacemente per poterti piacere, per non sentire su di me alcun abito, solo i tuoi occhi.
Buongiorno!
Sono già uscita di casa, avanzo celermente fino ad arrivare in metro; non manca molto.
Buongiorno!
Ora corro verso l'autobus, non ci pensavo, il tempo è breve, troppo breve, ed io sto correndo da te, tu, però, non te ne andare, rimani lì, ad aspettarmi.
Finalmente sono arrivata, eccomi qui.
Buongiorno!
C'è luce, poca luce, non si scorge l'alba; attorno a me c'è una luce fioca e tante, tante persone, ma il Sole tarda a spuntare.
Buongiorno!
Sì, finalmente s'è fatto giorno, posso vedere l'alba a pochi passi da me, il Sole sta iniziando a splendere.
“Buongiorno!”, dici, ed entri sorridente in classe.
Ogni giorno ha i veli oscuri della notte, il buio si nasconde dietro la luminosità del Sole, in una fusione temporale che sfocia nell'infinito.
La mia vita non è più fatta di giorni e di notti, è piuttosto un continuo e perpetuo pensiero.
Non svanisci con l'oscurità e la luce non ti fa brillare.
La notte non interrompe le mie fantasie e l'alba non distrugge i miei desideri.
Mi hai risvegliato ed ora non ho più bisogno di aprire gli occhi per poterti vedere né di dormire per riuscire a sognarti.




Come sai bene, spesso parlo di te, o, meglio, la maggior parte delle volte mi capita di riflettere ad alta voce, perché il pensiero di te è così intenso che non riesco a trattenerlo dentro di me. Ed allora accade che io parli di te, e ti presento come la mia passione: non ti vesto di alcun nome, di alcuna abitudine, di nessuna esperienza. Sei soltanto te, la mia irraggiungibile fantasia.
Ogni volta che faccio le dovute presentazioni, tutti si soffermano a guardare il tuo volto, e le tue rughe non sono un solco sul tuo viso, ma, piuttosto, la dolce amarezza del tempo che scorre.
Queste loro osservazioni scorrono via, insieme alla loro intelligenza, l'hanno perduta e la devono ancora ritrovare, e con essa, proprio ora, stanno cercando anche te; ma io ti ho trovato.
Io non ti guardo come se fossi loro, ti guardo con tutta me stessa come se te fossi davvero te: e non mi soffermo al verde dei tuoi occhi, io voglio sapere di che colore sia la tua profondità.
Non intendo fermarmi ad ascoltare le tue parole, per lasciar da parte i rumori dei tuoi silenzi o l'eco dei tuoi pensieri. Voglio sfilarti la maschera che tutti noi indossiamo, per vedere davvero il tuo volto: il tuo viso, il tuo bellissimo viso, è solo apparenza, che il tempo sta levigando ed addolcendo, ma è solo apparenza.
Io so che la tua bellezza si nasconde dentro di te; voglio conoscere la tua essenza.
Voglio sapere cosa c'è dentro di te. Voglio essere dentro di te.


La tua bellezza si nasconde tra il profumo dei tuoi capelli e, scorrendo attraverso i tuoi lineamenti, sfocia nel tuo volto. Nei tuoi sguardi ammalianti, ladri di luce, si scorge tutto il tuo fascino, che si destreggia abilmente attraverso un velo di mistero, che rende tutto più impossibile.
La tua dolcezza è racchiusa nel calore delle tue labbra, tanto sottili quanto proibite, che sussurrano silenzi ed echi di passione.
La mia mano inizia lì dove finisce tutto questo, e ti ripercorre per non perdermi nulla di te: sei bellezza, fascino, dolcezza, sensualità, sei tutto questo e non lo sei, sei tutto questo e molto di più.
Sei bello, non riesco a smettere di fissarti, ho fame della tua immagine, non mi sazio mai.
Le tue dolci labbra mi spingono da te, per farmi avvolgere nel tuo respiro.
Tu sei tutto questo.
Tu sei tutto questo e molto di più.



Il tempo, fino adesso, ci è stato quasi amico, ci ha dati l'opportunità di incontrarci, di entrare l'uno nella vita dell'altra, ed è stato il mio confidente: ad esso ho raccontato i miei desideri, pregandolo di aiutarmi a realizzarli.
Ora, però, qualcosa tenta di ostacolarci, e se il tempo ti ha collocato nelle mie giornate, lo spazio non mi permette di vedere dove sei..avverte il tuo corpo lontano, incredibilmente lontano dal mio, e ad ogni passo che lo spazio ti impone di fare distante da me, io salgo i gradini della scala interminabile della sofferenza.
Tu non hai tempo, né alcuno spazio ti contiene: sei un'anima libera, che vaga furtiva nella mia mente, e porti via con te tutti i miei pensieri.
Io voglio sentirti vicino in questo mio sentimento solitario, voglio che te mia stia accanto in una vita senza senso, voglio legare la tua anima alla mia per unirle in una fusione suprema che non conosca né spazio né tempo.






Continuo a fissare il posto vuoto accanto al mio e comincio a rendermi conto che molto probabilmente esso non si è mai riempito.
Non ti sei mai seduto vicino a me, ma sentivo le tue mani accarezzarmi le braccia; non ti sei mai avvicinato eccessivamente, ma avevo ugualmente la pelle che profumava di te.
Tu non sei mai stato accanto a me, ma ci sei sempre stato.
Io ti sento mio, in questi miei pensieri, su questa mie pelli, in questi miei battiti.
Tu non sei mai stato accanto a me, ma io mi avvicinavo, col mio interesse, con l'entusiasmo di una giovane vita che vuole unirsi all'esperienza, con la mia pazzia degenerata in follie amorose.
Tu non sei mai stato accanto a me, ma ti sentivo costantemente, come se dal nostro primo incontro tu non m'avessi mai lasciata e sia rimasto sempre con me.
Tu non sei accanto a me, ma io non ti voglio vicino in quel modo, non devi riempire alcun vuoto: te sei già dentro di me; ho bisogno di immaginarti, senza averti mai.





Finalmente tutti i sensi sono stati appagati: la mia curiosità non conosce fine.
Saranno infinite le volte in cui ti penserò, forse i nostri corpi non si incontreranno più ed è possibile che io non abbia più l'occasione di vederti, ma in queste mie pagine noi staremo e stiamo insieme.
La nostra è una storia senza inizio e senza fine, è una storia fantastica che crea la dolce illusione della realtà.
Io ho scelto te come compagno di viaggio e te neanche lo immagini; hai la tua vita, i tuoi sogni, la tua donna, ed io ho soltanto l'illusione di una realtà, ma non mi sento per questo sola, io ho te, anche se tu non lo sai.
Una persona non potrà mai essere padrona di un'altra, né alcuno potrà mai possedere materialmente qualcun altro; noi non siamo merce di scambio, ma scambierei volentieri tutto ciò che ho di più caro per poter essere davvero tua, anche solo per un istante.
Tu non mi appartieni come se fossi carne, non è mio il tuo corpo, né ho diritti sulla tua vita; tu mi appartieni in quanto sei la mia passione, ed essa è mia e mia soltanto.
Ed è questa, una passione che rende possibile la creazione di un mondo nuovo, abitato da infiniti pensieri che vagano senza meta; te mi hai dato l'ispirazione adatta per posare i miei occhi sull'universo e vedere oltre, guardare la realtà concreta e crearne una tutta mia, una nostra, dove non ci siano parole, pensieri, dubbi, preoccupazioni..
Ci siamo soltanto noi.
E mi sto illudendo così di una realtà che, forse, non esiste o che, forse, deve ancora realizzarsi, ma è un'illusione dolce, nella quale ti custodisco e ti proteggo, e nella quale noi vivremo per sempre.
L'illusione della realtà: un modo come un altro per poterti dire che una realtà in cui non ci sei non la voglio e che una realtà in cui ci sei non esiste.
L'illusione della realtà: io e te.


Siamo due strade parallele che forse non si incontreranno mai, ma siamo semplicemente io e te, ed ogni volta che il destino ci terrà separati, come adesso, io prenderò in mano la mia vita,e, afferrando tenacemente la penna, mi riprenderò anche te.



E così sembra che finisca ogni cosa, ma tutto questo non può morire perché non è mai iniziato.
Io esisto e te esisti, ma insieme noi non esistiamo.
Eppure, mi sono illusa di questa realtà che non riusciva a separarci.


Il mio primo scritto, ideato, creato ed ispirato da Colin W.S.





Se non ora quando?

Premettendo subito che il mio intento è di creare qui un intervento che preluda ed escluda, fin dove possibile, una mia propria concezione politica, inizio subito a parlare della giornata indetta oggi per la DIGNITA' DELLA DONNA.
L'aspetto che maggiormente mi stupisce è constatare che ci si stupisca dell'aspetto, dell'aspetto che ha assunto la  donna: è servita l'ennesima goccia a far traboccare il vaso, ed ecco che il vaso si spacca ed esce fuori tutto lo schifo che, per anni, ci hanno messo dentro.
Quello di cui si parla incessantemente da giorni non è affatto una realtà nuova: si tratta di una degenerazione che sta continuando a degenerare, un marcio che sta continuando a marcire.
Si dice basta ora che si è allo stremo: basta va detto prima, prima che basta non serva più.
Per quanto si possa essere discordi su una vicenda tanto oggettiva, il peccato politico è l'abuso di potere che prevale: è inconcepibile che una figura politica così potente (potente non tanto per essere il presidente del consiglio di un Paese come il nostro, che non conta praticamente niente) sfrutti la propria carica per far rilasciare una ragazza fermata per furto, né è concepibile che le forze dell'ordine, che vanno a farsi ammazzare in guerre non nostre in nome di una pace chiamata "potere", chiamata "denaro", chiamata "onnipotenza" per pochi euro in più, per poter pagarsi il mutuo, per poter crearsi una famiglia, debbano ora ridursi a fare da autisti per i festini del Berlusca( nonostante l'egregio Signor Ignazio La Russa si ostini tanto a difenderne la categoria, deve far fronte con la realtà che il suo beneamato esercito o i suoi adorati rappresentanti delle forze dell'ordine sono stati costretti a fare da tassisti prima, da spazzini poi, a Napoli, e sono quegli stessi rappresentanti, quello stesso esercito a cui gridava "comunisti" nemmeno un ventennio fa).
Chiusa la parentesi politica, inevitabilmente aperta per poter spiegare il perché di oggi, parliamo proprio della donna di oggi: io oggi da donna guardo la donna e, mi spiace tanto dirlo, non sapete quanto, ma quando vedo la donna di oggi mi domando e chiedo: << E' per questo che per secoli le donne hanno lottato? E' per questo che ci sono state tante battaglie femministe? E' per questo?>>.
Io non sono affatto femminista, anzi, tutt'altro, perché guardo come si sono ridotte le donne oggi e non sento di farne parte e per questo mi distacco.
Quando parlo di queste donne, parlo delle donne di cui si parla, delle donne che ci mostrano e si mostrano per quello che una donna non è.
Ma che vuol dire essere donna?
Non lo sa più nessuno ormai, e non lo sappiamo nemmeno più noi, donne.
Qui va escluso ogni moralismo, ogni ipocrisia, in quanto, se la mettiamo sulla sfera sessuale, esattamente come l'uomo ha i suoi bisogni, ce li ha anche la donna, esattamente come l'uomo ha i suoi piaceri, li ha anche la donna: ma qui non si parla di bisogni o di piaceri, si parla di vendersi, vendere il proprio corpo, ed in cambio di cosa?
Quanto costa, poi, la dignità per potersela riprendere?
La dignità ha un prezzo troppo elevato per poterla acquistare: non se la può permettere nemmeno un uomo ricco come il Berlusca, perché sì, la dignità non è solo donna, la dignità è anche uomo.
Ma questa non è l'era della dignità: lo sappiamo bene.
E' l'epoca del mettersi in mostra, dell'apparire prima dell'essere, senza, a volte, essere mai; non dico che sia sbagliato mostrarsi, specialmente se, andando col pensiero al mondo arabo, ti rendi conto che molte donne non ne hanno nemmeno il diritto, dico soltanto che non c'è solo il corpo da mostrare: ma non si può mica pretendere tanto, non si può mica credere che si tenga al proprio essere se basta mostrare le proprie grazie per vivere in grazia.
Per capire la gravità dell'immagine che sta assumendo, anzi, che a mio avviso ha già assunto la donna, pensiamo alle ragazzine, a coloro che donne ci devono diventare, e che per avere un'idea di cosa mai diventeranno prendono spunto dalle donne che vedono oggi, accendono la televisione ed ecco i maggiori modelli che vedono:
- le cosiddette "-ine", pertanto veline, letterine, paperine, e - ine varie.. le guardano sculettare di qua e di là, ad ogni trasmissione, ad ogni programma e capiscono che quella è la maniera giusta per sfondare nella vita: ancheggiare ed indossare costumi ridicoli;
- le cosiddette "stars" dello spettacolo: quali sono le icone delle ragazzine di oggi? Ovviamente quelle di cui si parla sempre, e di chi si parla sempre? O, meglio, cosa rende queste "stars" così famose? Il gossip, semplicemente questo. Magari bastassero le copertine insignificanti che le ritraggono dimenarsi tra festini ed accoppiamenti vari, tra tette all'aria e culi fuori, no, ci sono anche i telegiornali, alcuni tra i quali (basta accendere la televisione e mettere Italia 1 alle ore 18,30) addirittura propongono tra le loro notizie più rivelanti   
i vari gossip del momento;
- le modelle, con i loro party a base di coca e dita in gola, ed ecco che non si mangia più per assomigliare loro quanto più si può, senza poi stare tanto a pensare che di anoressia si muore, che l'anoressia è una malattia a volte più incurabile dello stesso cancro perché si ammala la mente e quella è la parte del corpo più difficile da far guarire;
- le politiche! Oh, quanto mi piacciono le politiche!!! Quelle che pulivano denti fino a ieri, ed oggi siedono su poltrone importanti con i loro 10,000 euro al mese! Quelle che si prostituivano fino a ieri, ed oggi hanno ancora la loro espressione "da risucchio" (passatemi il francesismo). Quelle che sculettavano in televisione fino a ieri, quelle da calendario, che oggi vanno in trasmissione a parlare di politica, senza sapere neppure cosa stiano dicendo, quelle che oggi vanno nei vari programmi a gridare alle ragazzine: "Non rifatevi, è sbagliato!" e di loro non hanno nemmeno più l'unghia dei piedi. Quelle che lottano per i diritti delle donne di giorno e vanno ai festini di notte. Sì, loro sono la categoria migliore..
Questi appena accennati, sono solo alcuni dei modelli proposti oggi: è giusto affermare che sono nati dal gusto ed a gusto dell'uomo, ma se queste donne esistono, se sono addirittura divenute dei modelli da seguire, è perché qualcuno l'ha seguite, e non parliamo di qualcuno, parliamo della maggioranza, perché, altrimenti, un modello non sarebbero stato.
Schiettamente, ciò che mi ha maggiormente stupito in queste vicende, non sono tanto stati i diretti interessati, perché, ovvio, di cazzate ne dicono a valanghe e ci rimarranno pure sotterrati, piuttosto è stata l'opinione pubblica; una nello specifico mi ha lasciata interdetta, completamente senza parole: i genitori.
Quei genitori che manderebbero le proprie figlie a questi festini (dove ovviamente si mangia pane e si beve acqua) senza alcun problema, e, anzi, ce le spingerebbero pure!
Qual è il problema di oggi?
Il problema di oggi è anche questo, avere una famiglia simile.
La famiglia è radicalmente cambiata negli ultimi tempi; si è passati dal padre padrone fino ad arrivare alla mamma ed al papà amici per la pelle.
Il problema maggiore è che è stato un cambiamento senza nessun miglioramento: si è passati da uno status di totale censura, di assenza di dialogo e comprensione, ad una libertà senza giusta moderazione, ad un ruolo senza nessuna autorità.
La maggior parte dei ragazzi di oggi non ha nessun valore: alcuni, penso io, non ce l'hanno proprio, ad altri, penso pure, nessuno l'ha insegnato loro.
In ogni caso, questa è una società malata ed ormai è troppo tardi per guarirne i sintomi.
Quando ho iniziato il mio discorso, ho subito premesso che sarebbe stato esente da ogni falso moralismo e spero che chiunque lo legga ne abbia colto il senso; ci tengo ad evidenziare questo aspetto perché ciò che davvero tollero con difficoltà sono le ipocrisie, i falsi moralismi.
Ed a questo proposito, qualsiasi cristiano mi perdoni per questo, ma devo commentare anche l'atteggiamento della Chiesa: a spruzzi, sono usciti alcuni articoli su "Famiglia Cristiana" che contestavano le vicende del momento, poi niente, basta.
Non che mi aspettassi altro, ma avrei almeno sperato in un messaggio costante, persuasivo per i / le giovani: un messaggio che contrastasse con i messaggi sbagliati che circolano.
I cattolici che tanto predicano la pudicizia, che passano il tempo a condannare l'uso del preservativo come se i ragazzi non morissero di AIDS e quel coso gommoso non salvasse loro la vita,  i cattolici che predicano l'amore, l'amore vero, l'amore che è soprattutto sentimento, come ci ha insegnato Gesù Cristo, cosa dicono ora i cattolici?
Dove sono ora i cattolici? Chi difende queste innumerevoli Maddalena?
Beh, a pensarci bene, se ci pensate bene, la donna, all'interno della religione cristiana, non ha mai avuto questo ruolo rilevante, mai: e d'accordo che altre culture religiose come l'islam sono incommentabili su questo, ma il cristianesimo non è certamente tanto meglio.
In ogni caso, forse non erano così interessati alla vicenda; la ragazza era minorenne, ma 17 anni, per loro, sono comunque troppi..
Chiusa la nota religiosa, continuo con una constatazione che ha comunque un'origine da quella sfera: ascoltando molte persone intervistate, molti hanno puntualizzato sul fatto che fosse motivo d'orgoglio andare con tante ragazze, e che, anzi, più sono giovani e più l'orgoglio sale (per altro, mi spiace, c'è solo da continuare a prendersi il Viagra), pertanto, dovendo fare un conseguente paragone con la vicenza che ha coinvolto Marrazzo è uno schifo, una vergogna, che andasse con i trans.
Ora, escludendo davvero l'avvicendarsi politico che vuole quest'ultimo dimesso e quell'altro ancora al governo, noi siamo arrivati all'anno 2011 per sentirsi dire ancora queste cose?
La mia parte tollerante mi spinge a dire che ognuno ha il diritto di avere una propria opinione, il mio lato intollerante, invece, mi spinge a rispondere che non sopporto queste cose.
Escludiamo il discorso dei figli, dato che è assolutamente opinabile ritenere se sia giusto o sbagliato che crescano all'interno di una coppia omosessuale o lesbo, vorrei che qualcuno mi spiegasse, sul piano obiettivo, oggettivo, cosa abbia di diverso una relazione uomo-donna con una uomo-uomo o donna-donna?
Cosa?
Se si chiama sempre amore, sarà, per forza di cose, sempre identico.
Per assurdo, uomo e donna sono così diversi da loro che sembra più illogico che stiano insieme due così differenti che due simili tra loro.
Cosa c'entra questo con oggi?
C'entra per il fatto che appena si parla di omosessualità ci si schifa, l'opinione pubblica si accende e si infiamma, mentre se si parla di "escort" partono applausi e strette di mano.
E, poi, basta con queste "escort" sono puttane, e come chiamano gli omosessuali "froci", chiamassero pure le puttane con il loro nome.
E non sono assolutamente puttane coloro che hanno tanti uomini, coloro a cui piace il sesso, esattamente come non vengono definiti "puttane" gli uomini che hanno o hanno avuto tante donne, e che, anzi, vengono elogiati e chiamati "latin lover", sono puttane queste che si vendono per soldi, e, anche se i soldi son tanti, rimangono sempre e comunque puttane.
Sono puttane queste che per far carriera si cedono, queste che fanno del loro corpo una merce; ridursi ad essere un buco questo significa essere puttane.
Oggi, invece, si dà voce alle donne.
Prima, vi dicevo che nessuno sa più cosa significhi essere donna, io vi dirò qual è il mio modello: per me donna è mia madre, per me è donna lei che apparteneva ad una generazione che non le ha permesso neppure di continuare gli studi e che non ha finito neppure le elementari, ma si è costruita, comunque, una sua cultura, per non appartenere a quelle categorie femminili che si mettono in mostra senza saper neppure aprir bocca; è donna lei che ci ha cresciuto con i sacrifici, è donna lei che ha dovuto abbandonare il lavoro perché venti anni fa non c'era la cultura di adesso e non poteva lasciarci a nessuno; è donna lei che ci ha insegnato dei valori, il significato della vita, il senso della famiglia; è donna lei che mi ha insegnato ad esser donna, ad essere soggetto senza oggettivarmi mai.
E sono donne coloro che vanno a lavorare, portano i figli a scuola e devono tornare a casa a sistemare, a prendersi cura di tutto; sono queste le donne, quelle che devono fare il triplo di un uomo per avere un posto, per contare qualcosa, per sentirsi qualcuno; sono queste le donne che la mattina sono talmente tanto stanche da non riuscire nemmeno ad aprire gli occhi ma che, comunque, mantengono la loro immagine, perché a loro piace essere donne e ci tengono ad esserlo; queste sono le donne che vanno a letto distrutte ma sanno dare amore, che baciano i figli sulla fronte e li aiutano, senza lasciarli mai; e, soprattutto, queste sono le donne, che lottano per il loro diritto di esserlo.



mercoledì 9 febbraio 2011

Poesia_Emily Dickinson

Non sappiamo di andare quando andiamo.


Noi scherziamo nel chiudere la porta.


Dietro, il destino mette il catenaccio,


e non entriamo più.




Emily Dickinson

Poesia_Emily Dickinson

Sopravvissi, non so come, alla notte,


entrai nel giorno;


per esser salvi, basta esser salvi,


senz'altra formula.




Da allora prendo il mio posto tra i vivi


come chi, commutata la pena,


è candidato alla grazia dell'alba-


ma la sua vera dimora è tra i morti.




Emily Dickinson





                                           

Poesia_Emily Dickinson

C'è un vuoto nel dolore:


non si può ricordare


quando iniziò, se giorno


ne fu mai libero.




Esso è il proprio futuro


ed i suoi infiniti regni


contengono il passato,


illuminato a scorgere


nuove età di dolore.


Emily Dickinson