giovedì 30 dicembre 2010

La bimba che si è persa

La bimba Marina si è persa. Un istante prima era ancora lì; si guardava intorno serena e fiduciosa; gli occhi le brillavano mentre ascoltava le chiacchiere dei grandi, quei lunghi discorsi che parlavano sempre di lei, di quanto era bella e buona e mangiava tutta la merenda. Poi successe qualcosa, nessuno ha mai capito che cosa. Forse i pianeti si allinearono davanti al sole e sulla sua fronte cadde un'ombra fredda e buia; forse la voce di uno dei grandi si spezzò e ne uscì una nota falsa, sforzata, insincera;forse gli occhi della bimba incontrarono altri occhi che si ritrassero imbarazzati. Lei comunque scomparve. Al suo posto c'era un'altra che le somigliava, ma si tratta di una copia, che può ingannare solo chi non la conosceva: gli occhi non le brillano, non mostrano alcuna fiducia. Quest'altra Marina sa guardare tutti senza imbarazzo, sa preparare loro la merenda, sa vivere all'ombra e al freddo; ma è come se aspettasse sempre la sera, come se niente la riguardasse, come se ci fossero solo delle cose da fare, delle cose che vanno fatte, e occorre sbrigarsi a farle, per poter finalmente andare a dormire.
Da allora in molti hanno avuto l'impressione di vedere ancora la bimba Marina. Ci sono giornate in cui l'aria è tiepida e profumata; ci sono momenti in cui qualcuno si lascia andare, dimentica la sua paura e racconta una storia dolce, per il puro piacere di farlo; ci sono suoni melodiosi che talvolta emergono dai solchi di un disco, parole piene di sentimento che si formano su una pagina; e molti hanno detto che quando capita una di queste fortunate circostante, per un attimo, la bimba Marina torna al suo posto e gli occhi le brillano ancora e vuole ancora essere lei a mangiare la merenda, vuole anzi che qualcuno gliela prepari, che le imburri il pane e glielo porga, con un gesto gentile.
Ma si tratta di un attimo, appunto; basta un lieve tremito nella mano che si tende verso di lei, un'impercettibile esitazione nella voce di chi racconta la storia, uno zefiro appena più pronunciato, un piccolo barlume d'inverno, e la bimba scompare. Là dove si è persa non c'è niente e nessuno, ma anche niente e nessuno che faccia male.

Tratto da "La filosofia in quarantadue favole"

mercoledì 29 dicembre 2010

oggetto: rappresentazione

Nessuna verità è dunque più certa, più assoluta, più lampante di questa: tutto ciò che esiste per la conoscenza, e cioè il mondo intero, non è altro che l'oggetto in rapporto al soggetto, la percezione per lo spirito percipiente; in una parola: rappresentazione.
Tutto quanto il mondo include o può includere è inevitabilmente dipendente dalò soggetto, e non esiste che per il soggetto. Il mondo è rappresentazione.
Arthur Schopenhauer

La vita umana è come un pendolo

La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra la noia ed il dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia. Arthur Schopenhauer

il mondo come volontà e rappresentazione

<< Il mondo è una mia rappresentazione>>: ecco una verità valida per ogni essere vivente e pensante, benché l'uomo possa soltanto venirne a coscienza astratta e riflessa. E quando l'uomo sia venuto di fatto a tale coscienza, lo spirito filosofico è entrato in lui. Allora, egli sa con chiara certezza di non conoscere né il sole né la terra, ma soltanto un occhio che vede un sole, e una mano che sente il contatto d'una terra; egli sa che il mondo circostante  non esiste se non come rappresentazione, cioè sempre e soltanto in relazione con un altro essere, con il percepiente, con lui medesimo.




Inizio de "Il mondo come volontà e rappresentazione" di Arthur Schopenhauer